Diaz Junot, La breve favolosa vita di Oscar Wao

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foto autoreLa breve favolosa vita di Junot Díaz “di Oscar Wao„ è un romanzo meraviglioso scritto in modo originale.
È divertente: sembra osservato e scritto per strada e spiega il ritratto comico di un disadattato domenicano di seconda generazione in una meditazione straziante sulla storia pubblica di un Paese: quello Domenicano, e riservata: sulle difficoltà di una storia familiare.
E’ un libro vibrante che è ben rifornito da una prosa che non da tregua alla lettura.
E’ confidenziale, nel senso che, descrive i parecchi decenni della storia di uno sconsiderato, e quella di un paese dove si narra di anime e maledizioni antiche del Kufù, (ma anche di incursioni sessuali all’università di Rutgers) ed evoca con perpendicolarità apparente che non richiede sforzo per capire i due mondi, i caratteri che abitano nella Repubblica dominicana, patria fantasma che modella gli incubi e i sogni di questa famiglia, e l’America (leggi, il New Jersey), la terra di libertà, speranza e possibilità luogo di fuga come componente della grande diaspora domenicana.

Puo bastare a convicervi? Noo?

Provo a raccontarvelo. Oscar vive sognando di diventare il Tolkien dominicano e, più di ogni altra cosa, di trovare l’amore. Per riuscirci, deve sfidare l’antica maledizione dominicana che perseguita i membri della sua famiglia da generazioni, condannandoli al carcere, alla tortura, a tragici incidenti. La storia di questo giovane mite e sventurato si intreccia a quella della sua famiglia e della sua terra, che finiranno per plasmarne il destino. Il ragazzo di casa ed eroe familiare del romanzo di Díaz, non è uno di quei gatti domenicani che tutte le donne accarezzano, non è in nessuna casa di donne vogliose a far funzionare il loro battitore o una bacchetta schiacciamosca, non un è playboy„ con milione ragazze calde a disposizione. No, Oscar è… un grasso, che si autodetesta, È uno di quei capretti che tremano con timore e vergogna durante l’ora ginnastica e che potrebbero finire a mala pena la High School. Un sognatore che aspira a dicentare un grande della fantascienza, e che sogna di trasformarsi “nel Tolkien domenicano.„
Naturalmente ci prova con le ragazze, senza riuscirci però. Successe anche quella sera di luna piena senza che ragazze gli dessero… l’ora attesa. Fu così che entrò e lasciò un istituto universitario come un vergine triste. Portando la sua sfiga come un Jedi porta il suo saber chiaro.
Due dei narratori di questo romanzo, la bella sorella di Oscar, Lola e Yunior il suo ex ragazzo, fanno del loro meglio per provare a convincerlo a dimagrire. Lo esortano mangiare di meno ed esercitarsi di più, lasciare la sua stanza del dormitorio ed avventurarsi fuori nel mondo. Lola esorta il fratello “il trottolino amoroso„, a trasformarsi in “in uno di quei dominicanas duri della Jersey„

Ancora niente?

Continuo. A tempo debito sentiamo la storia della madre di Lola e di Oscar, la formidabile Beli, che ha lasciato la Repubblica Dominicana di Trujillo per rifugiarsi nel New Jersey, una donna dura cui la vita ha cambiato la sue aspettative determinata da un’infanzia di dolore quasi inconcepibile e di perdita: il suo padre ricco, torturato ed incarcerato dal quel delinquente del dittatore domenicano Rafael Trujillo. Dopo pure l’imprigionamento di suo marito lavora guidando un camion. Le sue due sorelle, completamente devastate da un paio di incidenti sospettosi. La dura Beli è una donna sensuale, bellissima, che ne ha avute di storie appassionate….
Díaz scrive circa l’era di Trujillo della Repubblica Dominicana con la stessa autorità con cui scrive circa il New Jersey contemporaneo, l’energia dello slang e la forza della sua prosa risulta essere un mezzo notevolmente efficace per la cattura delle assurdità dell’essere umano; il paradosso sta nella normalità dello scrivere degli orrori del vivere in una dittatura che può cancellare una persona o una famiglia solo per un capriccio, con la stessa normalità con cui il protagonista, tra le difficoltà autoindulgenti di essere uno studente di college, fa fronte all’aumento di peso quanto della perdita di stima di sé.

Così scrive Díaz circa Trujillo: “non solo ha dominato Santo Domingo ma ha chiuso il paese a chiave dal resto del mondo. Il dittatore sì è comportato come un possidente di una la piantagione: ha posseduto tutto e tutti, ha ucciso figli, i fratelli, i padri, madri, ha preso le donne dai loro mariti dalle loro prime notti nuziali vantandosi poi pubblicamente di quanto fatto”. “Il suo occhio era dappertutto; ha avuto una polizia segreta come la Stasi, quella vigilanza mantenuta su tutto, persino su ognuno di coloro che hanno vissuto nelle condizioni e che mai avrebbero potuto opporsi. „

Il successo di Díaz tanto da valergli il Pulitzer di quest’anno con questo romanzo galvanico, ha adattato una grande finestra panoramica che si apre ai dispiaceri della storia domenicana ma anche ad una piccola storia intima che rivela la vita e gli amori di una famiglia.
Non vi ho convito? Lasciate perdere, mi arrendo. Accendete la televisione.


copertinaJunot Diaz
La breve favolosa vita di Oscar Wao
Mondadori

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