Almeno il cane è un tipo a posto

   Tempo di lettura: 4 minuti

“Almeno il cane è un tipo a posto” è la frase con cui Margò conclude la descrizione della sua famiglia nel suo diario delle vacanze, unico compito che la ragazzina è disposta ad accollarsi in quel fantastico limbo di dolce far niente che dovrebbero essere le vacanze estive tra la quinta elementare e la prima media. È quindi chiaro da subito al lettore lo sguardo-che-non-perdona con cui verrà raccontata parte di questa storia composta e narrata da tanti personaggi di età diversa: Massimo, fratello di Margò, la cui autostima è tormentata dal soprannome “Minimo” e la cui incolumità è messa a rischio da un bullo di nome Vito; Vito stesso che ci racconta le sue esplosioni di violenza da un’altra prospettiva; Celeste e Stefania che per chissà quale motivo non vanno bene così come sono; Filippo, nerd aspirante cyborg; Sara e Fiamma, una coppia che con il suo trasferimento nel condominio di Margò susciterà curiosità, equivoci e incidenti di tutti i tipi.

 

 

 

In questo romanzo corale non mancano le voci adulte che puntano i riflettori sul punto di vista degli adulti e su alcuni loro aspetti ancora sconosciuti ai ragazzi: fragilità, dubbi, forza, semplicità, difficoltà, errori a cui porre rimedio, conseguenze da affrontare.

La storia è narrata dall’alternarsi un po’ caotico, come nella vita reale, di moltissime prospettive che rendono davvero poliedrica questa vicenda.

I temi affrontati sono tanti: bullismo, violenza domestica, omosessualità, divorzio, bulimia, coscienza di sé, i tanti ostacoli che incontrano i ragazzini durante la loro crescita fisica e psicologica, e quelli che troveranno da adulti dovendo rapportarsi con lutti, rapporti di coppia, figli da crescere… il tutto affrontato con un disincanto e un umorismo che mi hanno fatto pensare se fosse il caso di tirare in ballo come paragone, con tutte le dovute proporzioni, la divina Marie-Aude Murail finché, a un certo punto della vicenda (pagina 169 per i curiosi o i precisini), viene citato proprio Oh boy!, il capolavoro della scrittrice francese.

Un solo esempio: il modo in cui viene affrontato (e smontato con semplicità) il tema degli stereotipi inculcati ai ragazzi e soprattutto alle ragazze, su come dovrebbero agire, vestirsi, comportarsi, pensare e mostrarsi rigorosamente “maschi” o rigorosamente “femmine”.

Bastano la frase di Stefania “Allora ti vesti da maschio” e la successiva riflessione di Celeste “Io non l’ho mai capita la mania di catalogare. Tutte queste storie per vestirsi da maschio o da femmina. Ma uno non può semplicemente mettersi quello che gli pare? Ci devono essere sempre tutte queste implicazioni?

Per un attimo mi viene da spiaccicarle il cono [gelato] sulla fronte, giusto per chiederle come si sente vestita da Unicorno”.

Chapeau!

Molti riferimenti a libri e saghe (soprattutto fantasy), musica e videogame particolarmente apprezzati dai ragazzi di oggi, impreziosiscono ulteriormente questo romanzo, un po’ per la speranza che le vari citazioni invoglino i giovani lettori che ancora non conoscono la bellezza di certe opere,  un po’ per l’effetto che fanno sui lettori più attempati come le sottoscritta: la sensazione di ritrovare vecchi amici, non solo come titoli sparsi qua e là, ma anche come ottima, ricchissima base che regge e impreziosisce il romanzo di Lorenza Ghinelli.

Da leggere, a qualsiasi età.

 

Per BookAvenue, Livia Rocchi

 

Titolo: Almeno il cane è un tipo a posto
Autore: Lorenza Ghinelli
Editore: Rizzoli
Collana: Ragazzi
ISBN:  978-88-08435-2
Pagine:  270
Prezzo indicativo: €  15,00

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