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Sta per finire la scuola. L’estate chiama, la socializzazione frizza e spumeggia già. Cellulari e tablet alla mano, attivi più che mai per spedire messaggi, per giocare, per fotografare e filmare, per ridere e per conoscersi. Molti preadolescenti, spesso anche bambini di scuola primaria, entrano in contatto con la rete e i social network senza conoscere veramente il potenziale di questo importante mezzo di comunicazione mondiale. Al fianco dei giovani navigatori del web solitamente ci sono genitori, fratelli maggiori, qualche insegnante o degli amici che potranno indicare l’uso corretto di questi dispositivi.

 

I nuovi utenti digitali hanno già sviluppato delle capacità intuitive avanzate sull’uso pratico di quasi ogni apparecchio elettronico, ma connettersi con il mondo è un tuffo grande, bello ma anche oscuro, l’acqua potrebbe essere più profonda di quanto si creda e servono delle precauzioni. Anche per questo motivo, è stato pubblicato un interessante manuale che spiega in modo divertente pregi e difetti, qualità e pericoli, potenzialità e limiti che si celano dietro lo schermo su cui saranno impressi pensieri, confidenze e su cui si pubblicheranno fotografie. Il libro si rivolge direttamente ai ragazzi, rendendoli consapevoli delle proprie scelte e soprattutto spiegando le meraviglie del contatto virtuale con il mondo.

Nelle prime pagine ci sono le descrizioni per conoscere meglio i vari modi di comunicare con la rete, molto usati dai ragazzi: WhatsApp, Skype, Snapchat, Chatroulette e Omegle. Sono chiare e non scontate. Mio figlio maggiore usa principalmente il primo: ha il gruppo della classe, uno specifico per i compiti (poiché in quello della classe le pagine dei compiti richieste si perdono tra le faccine di buffi emoticon e tra le immancabili battute), quello degli amici del mare, quello con gli amici del cuore, quello del gruppo sportivo, e quello della famiglia (e chissà quanti altri, nascono come funghi). Skype invece lo usiamo insieme, per comunicare con familiari e amici lontani, ci fa sentire molto più vicini.

Le descrizioni non trascurano le altre piattaforme quali Twitter, un modo più immediato e telegrafico per comunicare, Instagram, per chi ama fotografare e fotografarsi, gli adolescenti si fanno cascate di autoscatti, Ask.fm che è ancora più stringato, si basa sul metodo “botta e risposta”.

Un social network molto usato è sicuramente Facebook. È un vero diario personale aperto a tutti, oppure no, dipende dai filtri che sono impostati nella privacy, e ricordiamo che i confini tra privato e internet sono molto fumosi. Il fatto è proprio questo: si crede di conoscere già l’uso corretto di un tale mezzo, eppure è bene saper valutare davvero quanto sia reale la dimestichezza con la rete. Quanto si è esposti davvero? Questione di privacy. È una funzione molto importante. In questo libro è approfondita e ci sono informazioni che trasmettono la rilevanza che merita.

I social servono per: “scherzare con gli amici, condividere musica, imparare nuove lingue, lavorare, opporsi alle guerre, organizzare feste, mostrare le proprie opere d’arte, giocare e fare dibattiti”.

Essere in contatto con tutto il resto del mondo dalla propria camera è divertente, esalta. Purtroppo può nascondere anche delle insidie, tanto che già nelle impostazioni di base l’iscrizione è possibile solo dopo aver compiuto tredici anni. Anche con i videogiochi si entra in contatto con persone che non si conoscono davvero, con nomi buffi, strani o accattivanti.

Uno dei miei figli gioca a un gioco di strategia on line, nel suo clan ha riunito molti amici: compagni di scuola, di basket e amici estivi che frequenta da anni. Potrebbe, se utilizzasse questo gioco senza dei filtri, incappare in situazioni difficili da gestire o subdole. Perché dietro a questi nomi, nickname, profili e foto, ci potrebbe essere il compagno di giochi più divertente di tutti come il più subdolo dei cammuffati. O un bullo, un cyberbullo appunto.

La prima cosa da fare quindi è quella di distinguere la differenza tra un uso pubblico o privato del proprio profilo, o account, perché ne esistono di reali o fake, cioè falsi. Chi può raggiungere l’utente? Questo è il grande spartiacque. Ai miei figli ho spiegato che avere un profilo privato non limita le nuove conoscenze, ogni nuovo amico che incontreranno, se è loro simpatico, potranno aggiungerlo, ma poter valutare prima è preferibile.

È bene ricordare che ci sono anche delle regole all’interno della rete, le buone regole chiamate Netiquette, che bisogna imparare a rispettare. Per evitare di essere maleducati, offensivi, sciocchi o di colpire ed esser colpiti, è saggio esserne informati.

Il manuale racconta in modo fresco, chiaro e immediato, “come funziona ogni tipo di piattaforma o social network”, “cosa fare e cosa non fare” e come divertirsi senza avere brutte sorprese.

Le illustrazioni che arricchiscono il testo (dai primi passi da compiere, i consigli, i suggerimenti pratici, le regole e i trucchi), sono come delle gag, mostrano in modo brillante e divertente gli errori da evitare.

Ci sono errori anche gravi. Un esempio: condividere le foto di amici che fanno una figuraccia. Sicuramente farà sorridere i più, ma ferirà molto i malcapitati. Oppure l’abitudine di apporre tag in modo sconsiderato su commenti e foto o video che magari non dovrebbero diventare di dominio pubblico. Senza nemmeno volerlo davvero ci si trasforma così in cyberbulli. Bisogna avere ben presente l’impatto potente di questo mezzo. Esistono delle leggi che puniscono certi comportamenti e per scelta non voglio approfondire i casi di cronaca estremi scaturiti da atti simili.

Un errore è confondere il reale con l’intangibile. La rete ha maglie strettissime e ci si può restare impigliati. Uno scherzo inviato in rete può assumere le proporzioni di una valanga, è una cassa di risonanza incontrollabile. Una parola scritta è più potente di una pronunciata a voce, s’infila come una spina nell’animo perché non si cancella, è dolorosa quanto un segreto spifferato, una fiducia tradita, un furto di confidenze. È consigliabile capire chi sia il cyberbullo, come non diventare tale e come difendersi da questo, se si è diventati la sua vittima.

Della rete non bisogna certo avere paura, serve per compiere infinite attività: per scoprire, imparare, conoscere, divertirsi. È un mezzo meraviglioso, sconfinato e potente. Quello che è utile conoscere si trova in questo simpatico manuale, per navigare sicuri e consapevoli. Il mio consiglio è di far trovare in regalo, insieme al nuovo dispositivo, anche questo bel manuale, merita allegarlo insieme alle istruzioni.

Per BookAvenue, Francesca Frenzi Mariucci

In appendice seguono utili dettagli tecnici.

Informazioni tecniche
Titolo: Cyberbulli al tappeto
Autrice: Teo Benedetti e Davide Morosinotto
Illustrazioni: Jean Claudio Vinci
Editore: Editoriale Scienza
Codice: EAN 9788873077671
Formato: 23x18cm. Copertina flessibile.
Pagine: 95
Prezzo indicativo: € 13,90
Età di Lettura: da 11 anni

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