Premio Andersen.Un chilo di piume un chilo di piombo

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Ho saltato la quinta e andrò in prima media. Sono preoccupata per due cose: primo perché io sola avrò dieci anni e le altre saranno vecchie di undici, e poi perché dicono che tutti quello che bisogna sapere si impara in quinta, e infatti io non so niente di storia, di geografia, di pistilli, e mi rimarrà un buco per tutta la vita. Dovrò sempre scusarmi: sapete è perché ho saltato la quinta“.

Le narrazioni ci tessono come fili di trame nelle quali troviamo segni, sguardi, aspetti, parole, visioni che ci fanno sentire parte del divenire, riconoscendo nel disegno unitario qualcosa che ci appartiene, che sta radicata nel nostro intimo, anche quando le storie che vengono narrate sono distanti temporalmente da chi legge.

Per questo è vitale ripubblicare racconti che hanno la capacità di attraversare il tempo e lo spazio, di valicare confini di appartenenza, recinti stretti, e approdare in geografie del sensibile particolare, essenziale, racchiuso dentro ciascuno di noi.
I diari di Fiamma in Un chilo di piume un chilo di piombo, ispirati all’infanzia dell’autrice, hanno questo potere: di ricondurre il lettore all’essenza del divenire grande, con uno sguardo ironico, dolente a volte, incantato, autentico e nitido.
La storia racconta le vicende di Fiamma, 11 anni, che vive a Trieste con la sua famiglia, durante l’ultimo periodo della seconda guerra mondiale, con un padre per metà ebreo, sempre in costante allerta per via della sua identità, coerente con i suoi ideali e solidale con le persone in difficoltà; una sorella, che cela nel suo desiderio ossessivo di pulizia, il bisogno di un mondo da cui vorrebbe poter eliminare ogni timore di contagio rispetto ai germi della violenza e della paura; una madre che esprime nel rigore la necessità di tenere insieme la famiglia, proprio grazie alla ritualità, spesso frugale, della vita quotidiana.
E poi ci sono i personaggi secondari: il gatto di Fiamma, che finisce, ignaro, nel ristorante sotto l’abitazione, e mai più riesce, e di cui Fiamma intuisce con dolore immediatamente la fine; il cane Bibi, che la bambina compra ad un mercatino dell’usato, colpita dalla sua rassegnazione inerme, e da cui, nonostante le sue forti resistenze, dovrà separarsi perché abbaia alle sirene che annunciano i bombardamenti, e che poi vede morire proprio a causa di quei bombardamenti, in una zona dove lei stessa era stata mandata sfollata; e ci sono poi il venditore di ghiaccio, l’educatrice austriaca e ebrea, che sparisce all’improvviso; il partigiano, per cui Fiamma prova i primi sentimenti d’amore, le sue compagne di scuola e tanti tanti altri.

 

Protagonista nient’affatto secondaria è invece la sua insegnante di letteratura della scuola media, una donna forte, che combatte dai banchi di scuola, a suon di parole e storie, contro i pregiudizi di genere, la violenza insensata della guerra, e con la quale Fiamma tiene una corrispondenza vitale per la sua crescita.

Un libro dunque straordinariamente ricco di vita, concentrata in episodi che brillano per una capacità estrema di usare la scrittura, lo stile e le parole come fossero distillati preziosi dell’esistenza stessa, cosi che spesso leggendo si sentono proprio le parole usate come chiavi per scrigni che celano emozioni profonde. Una narrazione che incanta, accompagnata dalle straordinarie illustrazioni di Grazia Nidasio, che con il suo tocco grafico, leggero, ironico, restituisce il sapore di un tempo lontano, eppure così intimamente vicino.
Il libro pubblicato per la prima volta nel 1992 da Einaudi, è stato in questi mesi ristampato da Lapis, con una splendida introduzione di Bianca Pitzorno, amica e compagna di lavoro di Donatella Ziliotto.
Per la nuova e accurata riedizione, ma anche per l’instancabile e audace lavoro compiuto da Donatella Ziliotto a favore della letteratura per l’infanzia (ricordiamo che è stata lei a fondare la collana degli Istrici Salani e a portare in Italia le più grandi autrici della letteratura nordeuropea, non ultima la Astrid Lindgren, che lei conobbe casualmente in un viaggio compiuto in Svezia), Un chilo di Piume un chilo di piombo ha ricevuto quest’anno dalla giuria di quest’anno del Premio Andersen, il premio speciale con la seguente motivazione: “Per l’importanza del ritorno di un’opera per più versi fondamentale nella storia recente della nostra letteratura per l’infanzia. Per la fervida e attenta cura editoriale, capace di rendere al meglio le magnifiche e incisive tavole di Grazia Nidasio. Per uno sguardo inconsueto e vero sulla guerra e su come si possa e debba crescere e affrontare il mondo”.

Proprio in occasione del Premio Andersen saranno esposti per la prima volta al pubblico i diari originali che Donatella Ziliotto scrisse durante gli anni della sua infanzia trascorsi a Triste, dal 1940 al 1945, e che le furono di ispirazione per Un chilo di piume un chilo di piombo. I diari saranno in esposizione al Museo Luzzati di Genova.

 

Informazioni tecniche
Titolo: Un chilo di piume un chilo di piombo
Autrice: Donatella Ziliotto
Illustratrice: Grazia Nidasio
Editore: Lapis
Codice: EAN 978-88-78-74448-6
Formato: 20,5×14 cm
Pagine: 125
Prezzo indicativo: € 12,50 cartaceo
Età di Lettura: (+8)

 

ndr:

proprio ieri abbiamo festeggiato il premio Andersen per la menzione speciale che ha ricevuto questo libro e le sue Autrici, e per l’opera a favore della letteratura per l’infanzia e per i ragazzi di Donatella Ziliotto.

A lei va l’abbraccio grato della nostra redazione.

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