Podcast. Bello e dannato del blues rock: Rory Gallagher.

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Rory Gallagher ha iniziato a suonare la chitarra all’età di 9 anni ispirato da grandi musicisti come Muddy Waters, Leadbelly e Woody Guthrie. Nella seconda metà degli anni ‘60 Rory si trasferisce a Londra da Ballyshannon, un posto sperduto sulla carta dell’Irlanda. Qui da vita ai Taste, con il bassista Eric Kitteringham e il batterista Norman Damery, entrambi provenienti dagli Axels, con i quali inciderà materiale che apparirà solo successivamente in Tattoo. In seguito cambia la formazione con Charlie Mc Kraken al basso e John Wilson alla batteria.

 

Con la sua nuova band Rory incide 3 album e due live, tra cui una formidabile esibizione al festival dell’isola di Wight. I Taste, forti di un hard blues muscolare e grezzo (ne è un esempio la rilettura di Sugar Mama, da Taste), si avvicinano ai grandi trii del momento (per dire, Jimi Hendrix con gli Experience e poi, i Cream).

L’album ‘On The Boards’ riesce meglio del precedente e permette di apprezzare Gallagher come chitarrista e cantante acutissimo, autore dallo stile particolare, sassofonista e armonicista. I Taste si sciolgono nel 1971 per decisione di Gallagher, deciso ad avviare una stupenda carriera solista. Mc Kraken e Wilson creano così gli Stud e in seguito il primo dei due svolgerà una buona carriera da sideman con Kevin Ayers, Medicine Head e altri, mentre del secondo si perderanno le tracce.

Bello, bravo e dannato. La sua dipendenza dagli alcolici, infatti, lo costrinse ad un trapianto di fegato nel 1994 che però non ha un buon esito. Come Lou Reed, del resto. Rory Gallagher è morto nel 1995 all’età di soli 47 anni.

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Gallagher ha mostrato, da solista, quello che era già del tutto evidente ai due: un chitarrista straordinariamente dotato (e per qualche periodo inseguito dai Rolling Stones prima dell’arrivo di Ronnie Wood. Ho tra le mani il cd Calling Card, del ’76. L’ho sentito in sottofondo in negozio e ho voluto portarmelo a casa per un ascolto più intimo. L’album include alcuni brani funk ma una delle melodie più belle è Edged in blue, e un’autentica drinking song (come dicono i bluesman più strafatto), Barley and grappe rag. Da dolista ha pubblicato una decina di dischi tra i quali segnalo ‘Photo Finish’, album che spazia molti generi e che sforna ottime canzoni come Shadow Play, Overnight Bag, Cruise On Out e Shin Kicker, tutte bellissime anche se troppo hard rock per me. La fila è però corta per consigliare qualcos’altro che non sia solo ispirato dal mio ascolto.

Per chi ha fatto in tempo a visitarlo, You-Book, il nostro canale video sul quale c’era molta della musica qui recensita, ha abbassato le saracinesche dopo una rapida salita in cielo e una caduta catastrofica a causa di un attacco Hacker. Ci vorrà molto tempo e molto caraggio ma non dispero che il mio due di coppia ci riprovi.
Da Youtube, quindi, Edged in blue. Quasi una ballad, si fa per dire. Buon ascolto e alla prossima. fs

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