L’inconfondibile tocco di Henry James

   Tempo di lettura: 2 minuti

Poco prima di morire Henry James aveva iniziato a scrivere un volume di ricordi autobiografici raccolti con il titolo di un suo stesso racconto intitolato “The Middle Years”. Il libro doveva essere seguito da “Notes of a Son and Brother” e queste pagine sono tutto quello che rimane di un testo rimasto incompiuto.
“The Middle Years” di Henry James è stato pubblicato per la prima volta nella rivista Scribner nel 1893.
Mattioli 1885 l’ha stampato (con la traduzione di Cecilia Mutti) nella collana Experience Light col titolo di Autobiografia degli anni di mezzo e assieme a un saggio di Virginia Woolf (“Henry James: il vecchio mondo”).

Molti critici hanno fatto notare come “The Middle Years” si differenzi in modo significativo da altri racconti di James per il tono e l’approccio delicato, ma anche che per l’ironia poco vivace.

Henry James col suo inconfondibile tocco è capace di svelare sfumature impensabili e anche qui lo fa con discrezione profonda, melanconia, ardore e grande tenerezza.
Leggendolo con intensità si ha l’impressione che qualcosa sia leggermente mutato nella sua arte. Il suo stile sembra riflettere una luce diversa, più intima, confidenziale.
Si esprime con incantevole semplicità, ammorbidisce e intenerisce le sue parole, non ha più bisogno di eccitare l’intelligenza. Una straordinaria naturalezza si posa su ogni sillaba, imbeve ogni parola.

Ogni frase rivela di essere complementare a un’altra, o a molte sue altre. La vita riflette se stessa allo specchio, ogni motivo entra in un rapporto strettissimo con altri suoi motivi, e forse con altri suoi racconti.

James non lascia nulla al caso e il lettore, conoscendolo, si abbandona a lui con la fiducia di essere portato per mano, non importa attraverso quali scorci audaci o geniali paradossi, verso una verità eternamente stabile.

Henry James, Autobiografia degli anni di mezzo, Mattioli 1885 (collana Experience Light), 2011.

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Marco Crestani

"In una poesia o in un racconto si possono descrivere cose e oggetti comuni usando un linguaggio comune ma preciso, e dotare questi oggetti - una sedia, le tendine di una finestra, una forchetta, un sasso, un orecchino - di un potere immenso, addirittura sbalorditivo. Si può scrivere una riga di dialogo apparentemente innocuo e far sì che provochi al lettore un brivido lungo la schiena… Questo è il tipo di scrittura che mi interessa più di ogni altra. Non sopporto cose scritte in maniera sciatta e confusa…"(Raymond Carver)
http://libereditor.wordpress.com/

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2 commenti

  1. Vedrai che scoperta…

  2. grazie del consiglio, Marco. Sono già convinta ceh mi piacerà. A presto

    Loredana

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